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Speleologo visto dall'alto che scende in una grotta illuminata da un fanale

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La curva di un sentiero nel bosco del carso

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Mitreo

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Biblioteca comunale del Villaggio del Pescatore

Biblioteca comunale

Grotte Rilevate

 

Grotte Revisionate

 

L’esposizione, allestita a cura del GRUPPO SPELEOLOGICO FLONDAR, è stata ideata con lo scopo di illustrare visivamente alcune attrattive del circondario che possono rappresentare un valido motivo di richiamo turistico.

La mostra si sviluppa secondo una cadenza cronologica, iniziando dalla scoperta dello scheletro di Antonio, un dinosauro erbivoro nelle immediate vicinanze; attraversando la preistoria e l’epoca romana mediante ricostruzioni e un plastico della zona si arriva al Medioevo e alla Prima Guerra Mondiale, a cui è dedicata un’ampia parte della sala, con una ricca esposizione di reperti e di foto, quasi tutte inedite, che descrivono anche i bombardamenti dei paesi e del vicino Castello di Duino. Il tutto è arricchito da un plastico che rappresenta tutta la zona attorno al Monte Ermada come la videro i soldati austro-ungarici ed italiani, morti a migliaia su queste pietraie. Infine una sezione della mostra è dedicata alle origini del Villaggio del Pescatore, con il primo nucleo di dieci case erette a ridosso del Promontorio Bratina agli inizi degli anni 50.

Scarica qui il Flyer del Museo

Sentiero di Punta Bratina

Il sentiero storico naturalistico, tracciato nel 2012 dal Gruppo Speleologico Flondar sul promontorio Bratina si estende tra il Villaggio del Pescatore ed il corso del Timavo. Il percorso non presenta alcuna difficoltà, è quasi totalmente in piano ed è facilmente raggiungibile partendo dal Villaggio del Pescatore o dall’antica Chiesa di San Giovanni in Tuba.

Percorrendo tale sentiero si possono raggiungere una serie di punti notevoli presenti nel territorio. Si tratta principalmente di opere risalenti alla Prima e alla Seconda Guerra Mondiale; il sentiero si sviluppa infatti lungo alcuni camminamenti della Prima Guerra Mondiale. Non meno importanti sono le tracce di una viabilità di probabile origine protostorica ed i resti d’epoca romana di un edificio del I secolo a.C. detto Castel Pucino o Palazzo d’Attila ancora in fase di studio. Il percorso è individuato da un doppio cordolo di sassi e da bandierine in vernice giallo-rossa.

Un ulteriore motivo di attenzione per il turista è dato dal piccolo museo sulle rive del Villaggio del Pescatore, nel quale sono esposti plastici della zona, reperti della Grande Guerra e pannelli sulla storia del paese a partire dagli anni ’50. Per maggiori informazioni riguardanti il Museo consultare la pagina dedicata.

FLORA

La zona carsica dove si sviluppa il Sentiero ha una massima quota altimetrica che non supera i 30 metri ed è caratterizzata dalla vicinanza al mare. Questi fattori hanno una notevole influenza sulle condizioni climatiche ed in particolare sui valori della temperatura media, alquanto superiore a quella degli altri settori del Carso triestino. Tutto ciò ha favorito la crescita di una flora termofila pseudo-mediterranea, che ha quale tipico rappresentante il Leccio (Quercius ilex). Alcune foto dei primi anni 50 mostrano un paesaggio di spoglia nudità, dovuta al pascolo intensivo praticato allora ed all’eccessiva pratica della frequente ceduazione, che non consentiva alle essenze arboree di svilupparsi. Negli anni 1952-1953 il Governo Militare Alleato ha promosso una lodevole opera d’imboschimento con la messa a dimora di plantule di pino nero, per altro limitata ad una fascia marginale della Punta Bratina. Tuttavia il risultato non può considerarsi positivo, in quanto all’interno della pineta è cresciuto un sottobosco intricato e impenetrabile. In tutto il territorio predomina l’infestante pianta Scotano (vulgo sommaco), che in vari siti crea macchioni di estrema fittezza. Le essenze arboree che crescono sul Promontorio Bratina, sono quelle proprie della boscaglia carsica, vale a dire il Carpino nero, il Frassino e due tipi di quercia, la Roverella ed il citato Leccio, detto anche quercia nera per la permanenza del fogliame anche nella stagione invernale. Volendo quantificare la composizione boschiva della zona possiamo stabilire le seguenti proporzioni: Frassino 82%, Roverella 6%, Leccio 3%, Ciliegio selvatico 2%, Carpino nero 1%, Acero campestre 1%. Il restante 5% è rappresentato da piante non autoctone (Bagolaro, Mirabolano, Albero di Giuda ecc) insediati per inseminazione spontanea o artificiale. In passato era molto più diffuso il Carpino nero, diradato ed oramai quasi estinto a causa di una patologia di origine ignota. Allo stato attuale la pianta più pregiata è il Leccio, che in vari siti è raggruppato in vigorosi e grossi esemplari di 7/8 tronchi nati da uno stesso ceppo. Una menzione a parte riguarda la zona delle Risorgive del Timavo, dove il profondo terreno alluvionale ha favorito la crescita in un tempo relativamente breve di maestosi esemplari di Pioppo nero, la cui circonferenza supera i 4 metri. Di particolare interesse la presenza sulla sponda sinistra del Ramo Terzo di una piccola colonia di Cipressi calvi, una pianta di origine nord americana messa a dimora qui negli anni 20 durante i lavori di arginatura del fiume. Abbiamo trascurato di parlare della flora cosiddetta minore in quanto le nominate condizioni climatiche non consentono la crescita dei più pregiati esemplari floristici, come ad esempio la varietà di orchidee presenti in altre zone del Carso triestino ed anche della più comune Peonia e dell’ubiquitaria Limonella (Dittamo).

FAUNA

Passeggiando lungo il sentiero che si snoda lungo il Promontorio Bratina possiamo renderci conto del susseguirsi di diversi tipi di ambienti, passando dalla landa carsica, alle pinete di pino nero fino alle zone umide delle risorgive del Timavo. Essi contribuiscono a creare un mosaico di habitat e microhabitat in una zona molto ristretta. Alcuni rettili trovano condizioni di vita ideali dove il naturale rimboschimento della landa carsica da parte della vegetazione autoctona ha consentito il crearsi di un’alternanza tra zone di pietraia e zone alberate. La lucertola più spettacolare della zona è l’Algiroide magnifico (Algyroides nigropunctatus) che vive nelle zone bagnate dall’Adriatico orientale e in Italia è conosciuta sulle coste del Carso e sulle Prealpi Giulie Meridionali. Il maschio ha una colorazione molto vistosa, con il corpo rossastro e la gola e il contorno occhi di un blu intenso. Tra gli insetti è possibile veder volare la farfalla macaone (Papilio machaon) mentre sono osservabili la cetonia aurata, chiamata volgarmente maggiolino, in dialetto mandriòl, e il sempre più raro e protetto cervo volante (Lucanus cervus). Tra gli uccelli presenti si notano facilmente la ghiandaia (Garrulus glendarius), e molti passeriformi come l’usignolo (Luscinia megarhyncos), la cinciallegra (Parus mayor) e il fringuello (Fringilla coelebs). Alcuni rapaci quali la poiana (Buteo buteo) sorvolano i cieli del promontorio. Sopra agli alberi di pino nero, introdotto a partire dal 1800, si possono riconoscere con facilità i nidi della processionaria (Thaumetopoea pityocampa), chiamate così per la loro abitudine di porsi in fila indiana quando sono alla ricerca di cibo. Questi bruchi sono ricoperti da una peluria urticante ed è consigliabile non toccarli a mani nude. Tra i pini vivono anche molte specie di uccelli, tra cui il Picchio rosso minore (Dendrocopus minor) e la Gazza ladra (Pica pica) intelligente corvide. Nella zona delle risorgive del fiume Timavo vivono o transitano molte specie di uccelli acquatici, tra cui la Folaga (Fulica atra), che si riconosce facilmente per il suo piumaggio nero brillante dove spicca il bianco del becco e della placca frontale, l’Airone cenerino (Ardea cinerea) e l’Usignolo di fiume (Cettea cetti) difficile da vedere ma riconoscibile per il suo bel canto. La Biscia tassellata (Natrix tassellata), innocua per l’uomo, nuota in queste acque e si nutri di piccoli invertebrati e di qualche anfibio. Il più grande mammifero che vive in questa zona è il Capriolo (Capreolus capreolus) che a volte si spinge fino al paese del Villaggio del Pescatore in cerca di cibo.con un po’ di fortuna è possibile avvistare anche la più timida Volpe (Vulpes volpe) di abitudini notturne. Sulla superficie delle acque che bagnano l’area vivono i gerridi, insetti che sfruttano la tensione superficiale dell’acqua per galleggiare e muoversi mentre attorno svolazzano damigelle del genere Caleopterix insieme ad altra specie di libellule. Anche durante il tragitto che passa nel paese del Villaggio del Pescatore e arrivo fino all’ex cava possiamo incontrare delle specie animali, tra cui alcune che si sono abituate a vivere a contatto con l’uomo, per esempio la Cornacchia grigia (Corvus corone cornix), la Rondine (Hirundo rustica), il Cardellino (Carduelis carduelis), il Pettirosso (Erithacus rubecula) e la Tortora dal collare orientale (Streptopelia decaocto). Sulle rive del mare che circonda il paese sarà facile vedere la Garzetta (Egretta garzetta) e molti uccelli acquatici come sterne, gabbiani e anatre. Nella zona della cava, con un po’ di pazienza, si può avvistare il magnifico Martin pescatore (Alcedo atthis).

Durante la Prima Guerra Mondiale, il territorio del nostro comune fu teatro della decima e undicesima battaglia dell’Isonzo nel tentativo di conquistare il monte Ermada, ultimo baluardo austro-ungarico a difesa di Trieste dagli assalti italiani. Ancora oggi in questi luoghi sono visibili alcune opere che testimoniano i tragici eventi di quel periodo. Il circuito che vi proponiamo non presenta alcun tratto impegnativo né richiede essere provvisti di un abbigliamento particolare, basta solo munirsi di una fonte di luce per visitare le caverne.

COME RAGGIUNGERE L’ERMADA

Provenendo dalla A4 (Venezia-Trieste), dopo il casello del Lisert (ovvero dove si paga il pedaggio), proseguire per altri 10 kilometri circa uscendo a Sistiana. Raggiunta la statale si volta a destra e si prosegue per altri 500 metri. Raggiunto un grande incrocio si segue sulla destra l’indicazione stazione di Visogliano. Dopo altri 500 metri, superato il ponte dell’autostrada si gira a sinistra seguendo la segnaletica per Ceroglie e sulla strada si incontra l’agriturismo Hermada, luogo di partenza dell’escursione.

LA VISITA AUTOGUIDATA

I colori rosso e giallo vi aiuteranno a seguire il percorso e ad indicarvi i luoghi da visitare. Partendo dal parcheggio dell’agriturismo Hermada, si attraversa la provinciale seguendo la stradina sterrata subito a destra che permette di raggiungere il paesino di Ceroglie. Superata la piccola frazione si prosegue lungo la strada bianca che si dirige verso il confine ed alle pendici del monte. Continuando dritti lungo lo sterrato, dopo aver superato un tratto di strada incavata nella roccia, troverete a destra nei pressi di una piccola dolina, all’interno di una breve caverna artificiale, una targa collocata a ricordo delle importanti postazioni di mortai che contrastarono gli attacchi italiani. 

Ritornati sulla strada la si percorre sino ad incontrare, sulla sinistra, il sentiero numero 3 che sale verso le pendici del monte. Sul lato sinistro del sentiero incontrerete l’imbocco non percorribile di un pozzo che costituisce l’accesso naturale della CAVERNA DEL MOTORE O CAVERNA DEL MONTE QUERCETO. Più in basso, dalla parte opposta si trova la deviazione che dirige verso l’ingresso artificiale della grotta. La caverna venne utilizzata dall’esercito austro-ungarico come ricovero di un gruppo elettrogeno che distribuiva energia elettrica a tutte le caverne dell’altura e ad un grande riflettore capace di illuminare gran parte del fronte sottostante. All’interno della galleria artificiale lunga circa 25 metri, sono ancora visibili le impronte degli alloggiamenti dei quadri elettrici e alcuni cavi. Nella parte naturale dell’ipogeo si nota una struttura muraria ed i basamenti in cemento costruiti per ospitare il grande motore. (foto)

L’itinerario continua seguendo il sentiero che sale dritto verso la vetta. Dopo circa 500 metri un sentiero sulla sinistra, porta all’ingresso artificiale della GROTTA SUL MONTE ERMADA O GROTTA DELL’OSPEDALE. L’ingresso artificiale è composto da una galleria lunga 70 metri con due nicchie laterali, probabilmente utilizzate come deposito munizioni. Proseguendo s’incontra l’ingresso naturale e da qui parte una grande galleria che conserva gruppi colonnari di stalagmiti e stalattiti. Nella parte alta della grotta sono ancora visibile le staffe in ferro con gli isolatori in porcellana che sostenevano i cavi della linea elettrica originale. La grotta continua voltando a sinistra e termina con una serie di cavernette concrezionate. Si possono notare i muri in cemento per creare ripiani e rampe di scale che permettono di utilizzare la grotta in tutto il suo sviluppo con baraccamenti di legno per il riposo della truppa. Tra le caverne di guerra della nostra provincia, questa è considerata la più interessante per la quantità di testimonianze del periodo bellico della Grande Guerra. (foto)

Continuando a salire lungo lo stesso sentiero si raggiunge la cima del monte. Si prosegue in discesa seguendo la strada sterrata fino a raggiungere, svoltando a destra, il sentiero del vallone delle caverne che conduce sul sentiero n°3. Raggiunto il sentiero n°3 si volta a sinistra e poco distante dal sentiero, sotto il pilone, troverete l’ingresso della GROTTA DEL PILONE O KARL. La grotta, formata da una serie di sale comunicanti è stata adattata a ricovero per la truppa; sono ancora evidenti le opere modellate per creare vani usufruibili. La grotta dispone di due ingressi, uno naturale e l’altro artificiale. E’ facilmente accessibile dall’ingresso artificiale, grazie al lodevole lavoro svolto dalla sezione cavità artificiali dell’Alpina delle Giulie. A circa metà caverna, una piccola risalita su scaletta fissa, permette l’ingresso alla adiacente GROTTA DELLA GAVETTA O ZITA. Dall’ingresso artificiale si accede alla grotta attraverso un pozzo facilmente discendibile. Alla base del pozzo, una galleria artificiale collega questa grotta con la grotta del Pilone. La cavità prosegue allargandosi e presentando la sua volta riccamente concrezionata. La visita è agevolata dalla presenza di comodi scalini.

Tornando verso l’ingresso della grotta del Pilone, si segue il tracciato del sentiero giallo che vi condurrà presso la trincea, l’opera di fortificazione campale costruita dall’esercito austro-ungarico meglio conservata. Continuando per questo sentiero si raggiunge un basamento di artiglieria e subito dopo il tracciato dell’oleodotto. Si scende giù seguendo il sentiero dell’oleodotto fino ad incrociare una stradina sterrata. Raggiunta la stradina si svolta a destra proseguendo fino alla strada asfaltata. Si procede in discesa raggiungendo il luogo di partenza.

DURATA DELL’ESCURSIONE: DALLE 5 ALLE 7 ORE

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Sulle pendici del monte Ermada è visitabile una grotta carsica frequentata già dal Neolitico e adattata in età romana (dal II al V sec d.C.) a luogo di culto del dio Mitra.
Il mitraismo era una religione misterica molto popolare di lontana origina iranica e al più importante regione pagana salvifica, ovvero basata sulla speranza di una vita dopo la morte.

L’immagine di culto raffigura il giovane dio che sacrifica un toro in onore del dio Sole: questa scena è rappresentata in due rilievi in calcare invenuti all’interno dell agrotta, insieme a un gran numero di monete e lucerne lasciate dai fedeli come offerte votive.

Alcuni offerenti erano nominati in iscrizioni qui indivuduate di cui, come per i rilievi, sono esposti i calchi. E’ rilevante la collocazione del MItreo di DUino, uno dei rari esempi realizzati in grotta naturale, in vicinanza delle risorgive del Fiume TIvamo, dove in epoca romana si veneravano il corso d’acqua divinizato, la Spes Augusta e l’Eroe Diomede; in relazione ad essi si ipotizza anche la presenza di un’area sacra presso l’attuale chiesa di S. Giovanni in Tuba.

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Biblioteca

Il gruppo, oltre all’attività speleologica e di promozione del territorio, offre alla comunità anche un servizio di apertura della Biblioteca Comunale del Villaggio del Pescatore, dotata di centinaia di volumi che spaziano dai romanzi ai libri per bambini e ragazzi, dalle testimonianze storiche ai libri didattici e scientifici.

L’apertura della Biblioteca è prevista ogni lunedì dalle ore 16.00 alle ore 19.00 tutto l’anno.